/Gabriele-DAnnunzio

Caratteri generai:

È un poeta che inserisce nelle sue opere sia i caratteri dell’estetismo, sia del vitalismo.

Vita:

La sua vita può essere divisa in varie fasi:

Pescara:

Nasce a Pescara da una famiglia benestante, e studia in un collegio prestigioso. Fin da subito è appassionato di letteratura, e compone le sue prime poesie. Dopo aver ottenuto il diploma si inscrive all’università, ma non si laurea, la sua attività prevalente era quella del giornalismo.

Compone le prime opere

Roma:

Si trasferisce nel 1881, dove frequenterà i salotti più esclusivi della capitale. D’annunzio li frequentava sia per ragioni culturali, sia per ragioni sociali (gli piaceva essere in vista). Si sposa a 20 anni, ma dopo 3 anni ha già un’amante, si separa dopo 7 anni. Usava le donne per poter avere uno stile di vita più alto delle sue possibiità.

Scrive il romanzo dell’estetismo Il piacere (1889).

Napoli:

Continua gli studi e le pubblicazioni. A Venezia conosce Eleonora Duse, unica donna che ha amato.

Scrive Il trionfo della morte e le vergini delle rocce, entrambi romanzi del vitalismo.

Firenze:

Con Eleonora scrive opere teatrali, frequenta le zone della Versilia (mare della Toscana).

Scrive le laudi, una raccolta di poesie.

Francia:

Si trasferisce a causa di debiti di gioco. Quando l’Italia entra in guerra nel 1915 pronuncia un discorso favorevole. Si arruola volontario e ha la possibilità di volare con gli aerei. Rimane ferito in un incidente, dove perde l’occhio destro.

Venezia:

Una volta guarito torna al fronte e, a conclusione della guerra, compie due azioni particolarissime:

Compone il romanzo Il notturno mentre sta male. È la manifestazione del Velleitarismo, ovvero la comprensione della sproporzione tra ciò che si è e ciò che si vuole essere. Capisce che prima o poi anche lui morirà.

Gardone Riviera:

Si costruisce una villa nel lago di Garda, il Vittoriale degli Italiani, dove verrò sepolto.

Era filofascista, ma dopo il 1924 si distacca e fa la vita d’artista.

Il mito di sé stesso:

La visione del mondo e lo stile di vita di D’Annunzio prendono il nome di Dannunzianesimo, era un uomo fuori dal comune, volle creare il mito di s’è stesso e ci riusci. Il vittoriale è pensato e arredato come museo autocelebrativo. Era esibizionista, amava essere al centro dell’attenzione, un playboy, frequentava party e cacce alla volpe, era un dandy e andava al caffè greco (piazza di Spagna, Roma). Fu uno dei primi intellettuali a capire l’importanza della pubblicità. L’arte, la letteratura e la fama passavano attraverso la pubblicità. Collaborò con l’industria cinematigrafica, ebbe la passione delle automobili, degli areoplani e motoscafi.

Il Piacere:

È un romanzo dell’estetismo diviso in quattro libri pubblicato nel 1889. Ha una trama sintetica, infatti nel componimento prevale la descrizione rispetto alla narrazione dei fatti. Il protagonista è Andrea Sperelli, un dandy, un uomo colto e raffinato che dopo aver viaggiato a lungo va a Roma. Il romanzo non ha una trama lineare, segue infatti la linea del tempo interiore, che non coincide con l’ordine cronologico degli avvenimenti.

Andrea era innamorato di Elena Muti, e il romanzo inizia con lei che va nella villa in piazza di Sapgnaa Roma dove vieve Andrea, anche se erano già separati. Per amor di Elena aveva compiuto un duello, era rimasto ferito e aveva passato la convalescenza a casa di una cugina, dove aveva conosciuto Maria Ferres. Vede elena nel suo palazzo, che intanto si era sposata. Elena è una donna passionale, Maria è una donna più spirituale. Una sera Sperelli durante una relazione invece di chiamare Maria con il suo nome la chiama Elena. Maria se ne va infastidita, e l’opera si conclude con Andrea che vive solo nel palazzo.

Il vitalismo:

D’Annunzio non aderisce sono all’estetismo, ma anche al vitalismo, all’idea fortemente nazionalista che in lui si determina con le azioni (volo su Vienna e la presa di Fiume) e che hanno come obiettivo dimostrare la grandezza dell’uomo. Sia il vitalismo, sia l’estetismo sono due atteggiamenti del decadentismo, di un uomo in crisi. D’Annunzio ha assorbito la cultura del vitalismo dal suo tempo, dalla diffusione delle idee nazionaliste. L’applicazione nelle opere deriva soprattutto dalla lettura nei primi anni del 900 dell’opera di un intellettuale tedesco, Nietzsche, che morì nel 1900. Nel tempo Nietzsche è stato interpretato come il filosofo di riferimento per gruppi nazionalisti e per Hitler, perchè incentivava alcune idee vitaliste. In realtà nulla di tutto questo è vero, perchè non ebbe e scrisse mai atteggiamenti contrari agli ebrei o atteggiamenti anti democratici. Nelle sue opere parla di “oltreuomo”, e in questa idea ci sono diversi aspetti:
Afferma che nell’uomo ci sono due anime:

Per Nietzsche deve prevalere l’anima dionisiaca, per differenziarsi dall’uomo comune. È un uomo creativo, che si distingue dagli altri, è un uomo che ha volontà di potenza. Anche D’Annunzio ha reinterpretato l’immagine dell’oltreuomo, dando origine al superuomo. Questa è un’interpretazione forzata che rende Nietzsche un autore antidemocratico. Nietzsche parla nella sua opera di nichilismo(nihil, nulla), che poi si chiamerà “Dio è morto”. È una visione della realtà che ha come fondamento il credere nel nulla, o non credere in nulla. Perchè credi non ci sia nulla di logico, continuo e sensato in cui credere. Dio è morto vuol dire che nulla, ne la religione, ne la filosofia, ne le istituzioni possono rappresentare una garanzia per l’uomo. Nietzsche rifiuta tutte le filosofie che la storia ha creato considerandole una menzogna. La più grande è Dio. Dice questo nell’opera “così parlò Zarthustra”, un’antica divinità persiana, probabilmente inventata, dove zarathustra parla dell’oltreuomo ai persiani.

D’Annunzio interpreta a suo modo Nietzsche e ne prende alcuni elementi, come il concetto di oltreuomo, l’uomo che si distingue, che diventa superuomo in D’Annunzio, ossia l’uomo che si impone. Nietzsche aveva un pensiero molto più strutturato, il nichilismo, ossia la consapevolezza della decadenza della civiltà europea, che non viene ripresa in D’Annunzio. Il concetto di nichilismo, ossia di non credere in nulla, non vuol dire “buttare tutto in vacca”, è un’atteggiamento simile a quello dei greci, che per difendersi da un contesto di un certo tipo avevano un’atteggiamento di distacco. Le opere che documentano il superuomo in D’Annunzio sono ”il trionfo della morte” e ”le vergini delle rocce”. In entrambe le opere viene esaltato sopratutto l’impero romano. Nell’opera “il trionfo della morte” il protagonista vorrebbe diventare il nuovo imperatore romano. Il superuomo descritto in queste opere è antidemocratico, considera il popolo come una massa ignorante, che si eleva a giudice dell’umanità.

Le laudi:

In questa fase scrive poesie, che non hanno a che fare con gli atteggiamenti decadenti (estetismo e vitalismo). L’opera è divisa in diversi libri, ognuno con il nome da una costellazione. Alcione è il terzo libro, il più noto e studiato, perchè è quello meglio riuscito da un punto di vista stilistico e nel quale si vede maggiormente l’originalità dello scrittore. In questo libro è presente il panismo.

Panismo: deriva dal “dio Pan”, il dio dei boschi per gli antichi. L’uomo si sente un tuttuno con la natura.

D’Annunzio crea una poesia musicale molto vicina al mondo delle canzoni, che attribuisce un ruolo centrale alle parole intese come descrizione di un mondo immaginario. D’Annunzio usa molte parole, ma i contenuti della poesia sono quasi inesistenti. La poesia di Pascoli invece è altamente simbolica e breve dove la parola è calibrata e studiata con dei contenuti profondi. Anche D’Annunzio è decadente, usa una parola con valenza musicale e simbolica. È un simbolismo che non ha un contenuto alla base.

La pioggia nel pineto:

È una poesia di 128 versi dove D’Annunzio racconta di trovarsi un Versilia, tra la liguria e la Toscana, assieme a Eleonora Duse. Sono in riva al mare. Piove e le gocce di pioggia trasmettono un suono molto particolare nella pineta. D’Annunzio descrive questa atmosfera particolare di un momento di pioggia.

Il notturno:

Viene collocata come ultima fase della produzione di D’Annunzio. Aveva fatto la missione in aereo, colpito dall’artiglieria austriaca, aveva perso un occhio e per ragioni di sicurezza rimane immobile, in una casa di Venezia accudito dalla figlia. In questa occasione si fa dare dalla figlia dei fogli di carta dove annota dei pensieri. Sono pezzi di carta che messi insieme fanno un’autobiografia (in parte inventata) che è il notturno. È un testo frammentario con periodi molto brevi. È uno stile completamente diverso dal D’Annunzio comune.