/Giovanni-Pascoli

Caratteri generai:

Nasce a San Mauro di Romagna nel 1855. Il padre gestiva una grande tenuta agricola del principe di Torlonia. Passava la vita rinchiuso in casa lamentandosi, era un poeta estraneo dal vitalismo e dall’estetismo. Il 10 Agosto 1877 viene ucciso il padre mentre sta tornando a casa, probabilmente per una questione di terre. Da quel momento la famiglia comincia ad avere problemi economici, l’anno dopo muore la madre ea distanza di anni da 10 fratelli restano Lui, Ida e Maria. Pascoli viveva nei confronti delle sorelle un affetto quasi morboso, quando Ida si sposa va ancora più in crisi, al punto che rimarrà per tutta la vita con Maria. Faceva l’insegnante di italiano e latino al liceo, poi insegnerà grammatica greca e latina all’università di Bologna e quando Carducci abbandonerà la cattedra anche letteratura italiana. Quando muore vrrà sepolto nella cappela di famiglia assieme alla sorella Maria.

Opere:

In latino:

Scrive alcuni testi con una struttura poetica in latino. Fa questo perchè è Filologo, Eurdita e appassionato dell’uso delle parole. Oggi non è possibile scrivere un testo in latino, perchè è una lingua morta, con una struttura completamente diversa dalle lingue in uso. Il suo è quindi un latino moderno, con argomenti semplici. Sono prevalentemente quadri campestri, ovvero poesie ambientate nel mondo della campagna.

Di poesia in Italiano:

In prosa:

Il fanciullino:

Per pascoli il poeta deve essere come un fanciullo. In ogni uomo adulto c’è un fanciullino, che gli permette di immaginare, sognare e stupirsi, non rielabora i fatti, ma li comunica in modo simbolico, come quadri. È un linguaggio ricco di figure retoriche, metafore, similitudini, analogie, chiasmi, etc. È un linguaggio destrutturato, non diretto. Mentre Dante usa un linguaggio simbolico che ha a che fare con la religione, quello di Pascoli non esiste in natura, è frutto della sua immaginazione. Utilizza un linguaggio pregrammaticale (semplice ed essenziale, del fanciullino),e postgrammaticale, (olre la grammatica). Pascoli usa molte onomatopee, che richiedono un impegno e studio oltre la normale narrazione simbolica.

Visione della vita:

Pascoli ha una visione della vita profondamente negativa, descrive il mondo come atomo opaco del male, a causa della storia della sua famiglia. Ha una visione profondamente materialista, non trova in nullla una soluzione ai problemi della sua vita. Ha solo due elementi di enorme positività:

Opere:

Il fanciullino

Pubbllicata nel 1891 è la prima raccolta poetica di Pascoli. Si intitola Myricae, si tratta di Poesia. All’inizio erano 22 poesie, ma poi è arrivato 156. La parola è latina che Pascoli riprende da un’opera di Virgilio. Oltre all’Eneide scrive le Georgiche e le Buconiche. L’Eneide è il poema epico per definizione, mentre le altre due sono opere nelle quali Virgilio esalta la vita di campagna, il lavoro dei campi, la natura. Nella buconica n.4 parla di Myricae. In italiano sono le Tamerici, dei fiori di campo comuni e attraverso questo termine Pascoli ci vuole dire che questa sua poesia sarà fatta di narrazione di cose semplici, comuni, legate al mondo della campagna, al mondo personale, e che il linguaggio con cui comunicherà sarà semplice, altamente simbolico, ma non bisogna mai pensare che questa semplicità diventi semplificazione.

In ogni uomo c’è un fanciullino, che non ha solo paura ma anche tripudi e gioia. Le caratteristiche del fanciullo nell’adulto ti portano ad avere accanto all’anima razionale, ordinata e rigorosa un’anima che prova il fascino per le cose, che ama l’elemento naturale e genuino della realtà. Il fanciullo ha un modo di esprimersi semplice e umile (simbolico). In base a quello che deve descrivere trova relazioni tra le cose.

Lavandare:

Nel campo in parte grigio, e in parte nero [1]    
Rimane un aratro senza buoi [2]      
Che sembra dimenticato tra la nebbia 

E cadenzato dalla gora [3]   
Arriva lo sciabordare delle lavandaie  [4]
Con tonfi spessi e lunghe cantilene [5]


Il vento soffia e dai rami degli alberi cadono le foglie
E tu non ritorni ancora al tuo paese
Quando sei partito come sono rimasta
Come l'aratro in mezzo ad un campo coltivato 
a maggese [6]

[1] La parte grigia è non arata, la parte nera è arata
[2] Il lavoro dei campi era fatto dall’aratro trascinato dai buoi
[3] E ritmato dal suono del ruscello incanalato
[4] Senti il suono delle lavandaie che sciabordano (lavano)
[5] Mentre lavavano spattevano le stoffe e si facevano compagnia con canzoni
[6] In parte coltivato, in parte no

Pascoli sta facendo un quadro del paesaggio, siamo in campagna, in autunno, il vento soffia e mentre qualcuno procede all’aratura dei campi le donne si adoperano per lavare i panni. Apparte questa descrizione, il contenuto che vuole esprimere si concentra sulle parole: Dimenticato, Non torni , Partisti e Rimasta. Il contenuto non è così semplice perchè è la storia di chi se n’è andato e di chi andandosene ha lasciato solo qualcuno. È possibile comprendere come la poesia inizia con un aratro dimeticato e con un aratro collocato in mezzo ad un campo in parte coltivato, in parte no. Questa poesia iniziando e finendo con l’aratro abbia uno schema circolare, inizia e finisce nello stesso punto. Per dare l’idea della musicalità del testo Pascoli evidenzia alcune parole: “mezzo grigio e mezzo nero”, “in mezzo” la ripetizione della parola significa che ti manca qualcosa, aprire un testo con il concetto di mezzo vuol dire che ti manca una parte. Il termine “sciabordare” e “lavandare” sono due verbi che finiscono in “are” e danno l’idea del rumore dell’acqua mentre si muovono i panni e del lavare. L’apertura in “are” da l’idea di un movimento aperto.

“pare dimenticato” è un’inarcatura, ovvero quando l’ultima parola di un verso è collegata alla prima del verso seguente. “nevica la frasca” è un’analogia, è una figura retorica che rappesenta in modo sintetico un paragone, una specie di raffronto. Sarebbe “i rami fanno cadere le foglie come se nevicasse”.

Novembre:

L'aria è simile ad una gemma, il sole è così luminoso
Che tu ricerchi gli albicocchi in fiore
E senti nel tuo cuore il profumo amaro del prunalbo

Pascoli attraverso questi 4 versi ci dice che l’aria è limpida, il sole è splendente e tu credi di essere in primavera. Addirittura cerchi gli alberi di albicocchi in fiore, e senti il profumo che emana quest’albero. Per la botanica usa sempre nomi ricercati “l’odorino amaro senti nel cuore” Sinestesia: è una figura retorica che prevede l’aggancio tra parole che dipendono da ambiti sensoriali diversi. Si unisce l’ambito dell’olfatto con l’ambito della pecezione.

Ma il pruno è secco e le piante segnano [1] 
il cielo sereno con trame nere 
Il terreno risulta vuoto al piede che lo percorre

[1] Se l’albero non ha foglie è come se segnasse il cielo con trame nere

Se prima aveva detto che sembra che siamo in primavera, al verso 5 usa “ma”, una congiunzione avversativa e in quanto tale distingue il prima dal dopo. Con ma dice che non siamo in primavera, perchè il pruno non ha le foglie, i rami segnano il cielo, e la persona che percorre il terreno srente il piede risuonare nel vuoto.

Silenzio intorno, solo al vento
Senti da lontano dai giardini e dagli orti un debole cadere di foglie.
È la fredda estate dei morti. 

Si tratta dell’estate di san Martino, un periodo dove c’è bel tempo, ma è freddo. È l’estate fredda dei morti, perchè novembre inizia con la tristezza dei morti.

Pascoli usa “albicocchi”, “prunalbo”, “pruno”, sono alberi abbastanza ricercati. Estate fredda è un ossimoro.

X Agosto

È stata scritta per celebrare la morte del padre, morto il 10 Agosto 1867. La poesia celebra anche il mito del nido. Il giorno di San Lorenzo è il giorno in cui cadono le stelle, accompagnato dalla possibilità dell’uomo di esprimere un desiderio. La poesia si fonda su una simmetria tra il percorso di una rondine e il percorso di un uomo che è il padre. Ci sono due percorsi paralleli, quando descrive la rondine usa termini dell’ambito umano, quando descrive l’uomo usa i termini dell’ambito degli animali. Es. “la rondine va nella casa e l’uomo ritorna al suo nido”. L’immagine del nido è altamente poetica. In questo testo Pascoli parla della sua visione del mondo, e definisce la vita come collocata su un’atomo opaco (non sono chiari i meccanismi sul quale si corregge) del Male (una personificazione del male). Vivere in questa vita non è semplice.

San Lorenzo io lo so perchè                                               
Così tante stelle brillano e cadono nell'aria serena.
Io lo so perchè un così grande pianto brilla nella concavità del cielo. 

Ritornava una rondine al nido [1]
L'uccisero e cadde tra le spine   
La rondine aveva nel becco un insetto 
che era: la cena per i suoi rondinini. 

Ora che è morta è la come in croce [2]
Che mostra il verme ad un cielo lontano
E il suo nido è nell'ombra che aspetta 
e che pigola sempre più piano.

[1] si intende il tetto–> metonimia
[2] dorso a terra e le ali spiegate

Da una parte c’è un’idea religiosa (religione), dall’altra parte la negazione (cielo lontano), nessuno si occupa dei bisogni dell’uomo. Indipendentemente dal fatto che dovesse ritornare al nido, nessuno interviene a favore. Ogni uomo si deve arrangiare.

Anche un uomo ritornava al suo nido
Lo uccisero, disse "perdono"
Negli occhi spalancati rimase un grido
Portava due bambole in regalo.

Mentre la rondine cade tra le spine(tema della croce) a differenza della rondine l’uomo chiede perdono. Gli uomini possono comprendere e se comprendono possono perdonare. Pascoli non vuole dire che l’uomo perdona in senso religioso. Anche il pradre portava le bambole ai figli, come la rondine portava le cose da mangiare. Portare due bambole o le cose da mangiare sono cose diverse, nell’ambito umano ci sono una serie di cose che sono centrali per l’uomo. Le bambole rappresentano per i figli una dimensione d’affetto, non animale.

Ora la nella casa solitaria
Lo aspettano inutilmente 
Egli immobile, attonito, mostra
Le bambole al cielo lontano

E tu Cielo [1] dall'alto dei mondi 
Sereni, infinito, immortale [2]  
Tu cielo diffondi in questo atomo opaco del male un pianto di stelle

[1] Cielo ha la maiuscola perchè è una personificazione. È un essere superiore
[2] Climax

Vuol dire, E tu cielo rimani nel tuo sistema sempre sereno e immortale. Il cielo invia alla terra(atomo immortale del male) un pianto di stelle. Un conto è se ci da delle prospettive, un bel cielo, un conto le stelle che cadono.

Negli ultimi 4 versi spiega come le stelle cadono e noi viviamo in un mondo meccanico di sofferenza