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Caratteri generali

Ungaretti è un poeta, è nato ad Alessandria d’Egitto da genitori di Lucca. Trascorre la vita in diversi posti, ad Alessandria, a Parigi, a Roma, in Brasile (st. Paolo). Durante la prima guerra mondiale si è arruolato e combattè nella linea del Carso. Ha scritto diverse raccolte poetiche, classificabili per periodo e luogo.

Veglia

È scritta nel fronte austriaco del Carso, in Friuli Venezia Giulia. Ungaretti scrive quello che ha visto, trovando anche degli elementi di positività, riesce a capire meglio il senso e valore della vita.

Nella poesia passa la notte a vegliare sul cadavere di un copagno il cui viso è rivolto alla luna. Ha le mani congelate per il freddo, condizione quasi di morte. Le sue mani penetravano il mio silenzio, (quello che stava vivendo l’uomo, la morte a causa della guerra, era così impattante per Ungaretti che non poteva fingere di non vedere e sentire).

ho scritto lettere piene d’amore”, Ungaretti nel contesto di dramma della guerra riesce a scrivere delle poesie che parlano di amore, di vicinanza e comprensione.
io non sono mai stato così tanto attaccato alla vita.” È un linguaggio destrutturato, non si conosce la realtà, quindi vengono solo fornite le parole. La poesia di Ungaretti si fonda sugli spazi bianchi.

Fratelli

A quale reggimento appartenete? la parola fratelli trema nella notte, (non si ha il coraggio di esprimerla) come una foglia appena nata. Nell’aria spasimante (il dramma dell’uomo) c’è una rivolta involontaria dell’ uomo che comprende la sua fragilità.

Se in un contesto di guerra ho ancora la voglia di paarlare di fratelli è perchè l’uomo nonostante tutto ha presente le ragioni della sua debvolezza e fragilità.

In memoria

il suo compagno conosciuto a Parigi aveva avuto una storia particolare, muore suicida perchè se n’era andato dal suo paese, non aveva più una patria e si era trasferito in Francia. Non era riuscito ad adattarsi alla realtà francese.

Si chiamava Maomed Sceab, proveniva da territori dei beduini del deserto morì suicida perchè non aveva più una patria. Amò la francia e cambiò nome. Fu Marcel (si chiamava marcel) ma non era francese e non sapeva più vivere nella tenda dei suoi (nella famiglia dove era nato) dove si ascolta la cantilena del corano bevendo un caffè.

C’è un enorme differenza tra vivere a parigi e negli emiri nomadi. Non si è suicidato solo perchè non aveva patria e identità, ma perchè non sapeva sciogliere il canto del suo abbandono, non sapeva comunicare agli altri le ragioni del suo sentirsi fuori dal mondo. È un canto perchè pevede una comunicazione profonda. Io l’ho accompagnato a parigi al numero 5 della via del carme, che era una via particolare. Era un vicolo in discesa, come la vita di Maomed, riposa nel cimitero collocato in un sobborgo, nella periferia di Parigi. è un sobborgo che sembra il giorno di una fiera che finisce, un trasloco, e forse solo io so ancora che lui è vissuto. nel momento in cui una persona muore, il ricordo rimane un fatto personale. Una persona che non ha patria e nome.

I fiumi

è un testo lungo, è la storia della sua vita. Ungaretti dice se io penso alla mia vita la collego alle vicende che mi sono capitate in questi territori percorsi dai fiumi. io in questo territorio ho riflettuto alle fasi della mia vita e in questo contesto di guerra mi sono riconosciuto. inizia dicendo che è sul fronte di guerra e sta penasndo alla sua vita. mi tendo a quest’albero spezzato, abbandonato in questa dolina che ha la malinconia di un circo prima o dopo lo spettacolo. guardo il passaggio tranwuillo delle nuvole sulla luna. questa mattina mi sono disteso in un urna d’accqua e come una reliquia ho riposato. questa mattina sono andato vicino ad un fiume e si è riposato, fa una metafora che mette in campo il tema dell’urna e della reliquia, è un immagine sacra perchè nella religione si immergono le persone per il battesimo, l’acqua purifica. l’isozo scorreva e mi levigava come se fossi un suo sasso. ho tirato su le mie 4 ossa (mi sono alzato). e me ne sono andato dal fiume come un acrobata sull’acqua, in modo incerto e insicuro. mi sono accoccolato vicino ai miei panni sporchi di guerra. i vestiti sporchi di guerra sono la sua identità. come un beduini si è disteso. e qui mi sono riconosciuto come una debole fibra dell’universo. ha capito nuovamente di essere una debole fibra dell’universo. la mia sofferenza è quando non mi sento in armonia. le mani sconosciute che mi stringono mi regalano una rara felicità. c’è l’idea di appartenere al sistema dell’universo. ho ripassato le epoche della mia vita, questi sono i miei fiumi. il Serchio, attraversa Lucca, è il luogo da cui provenivano i genitori. la sua famiglia campagnola aveva da sempre attinto dal serchio. il Nilo attraversa Alessandria e l’ha visto nascere e crescere ed essere fdelice in modo inconsapevole nelle sue ddistese pianure la senna attraversa Parigi e nella sua acqua torbida mi sono rimescolato e conosciuto, è a parigi che è diventato consapevole di ciò che era e si è cponosciuto. questi sono i miei fiumi contati nell’isonzo. questa è la mia nostalgia, poichè vedo in ogni persona ora che è notte come la vita è simile ad una corolla di tenebre. non sono petali di un fiore, sono petali di tenebre, la condizione è un insieme di tenebre, conclude il ripensamento alla sua vita ribadendo il concetto dellla negatività.