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Caratteri generali del romanzo:

Ci furono tre versioni del romanzo:

Titolo Anni
Fermo e Lucia 1821-1823
Promessi sposi 1825-1827
Promessi sposi 1840-1842

Il vero storico: Manzoni rimuove varie parti dal romanzo, per restare aderente alla realtà e essere più incisivo. Dice di aver trovato un manoscritto del 1600 che parlava di un matrimonio ostacolato. Parla del ritrovamento all’inizio del romanzo, per dar maggior valenza storica alla sua opera.

Modifiche sul piano linguistico: Tra la seconda e la terza edizione dice di essere andato a Sciacquare i panni in Arno. Decide che la lingua del componimento sarà il Fiorentino, in quanto è la madre dell’Italiano (lingua di Dante, Petrarca e Boccaccio).

Argomenti principali: Oltre alla storia di Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, protagonisti del romanzo, parla della dominazione spagnola, indicando però a quella degli Asburgo a Milano. fa questo per evitare la censura del libro.

Introduzione:

La prima parte del romanzo è scritta in corsivo. viene riportato il ducumento del ‘600, che parla della storia impossibile, di Milano e del dominio spagnolo.

Conclude dicendo

Ho tolto delle parti del romanzo, perchè mi sembra strano usare un libro per raccontarne un altro [...]

Capitolo 1:

Manzoni introduce l’ambiente, descrivendolo dettagliatamente, per assicurarsi che il lettore sia "dentro la vicenda".

Quel ramo del lago di como che volge a mezzogiorno tra due catene non interrrotte di monti [...]

La storia inizia il 7 Novembre 1628.

Don Abbondio è il primo personaggio descritto, è un sacerdote che tranquillamente diceva il suo uffizio, camminando con il breviario. Utilizza come era solito, oziosamente, tranquillamente per descrivere la tranquillità della persona.

I bravi erano l’esercito personale del potente, usanza molto diffusa sopratutto in Lombardia.

Il nostro Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s'era dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, d'essere, in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro.
Aveva quindi, assai di buon grado, ubbidito ai parenti, che lo vollero prete. Per dir la verità, non aveva gran fatto pensato agli obblighi e ai nobili fini del ministero al quale si dedicava:
procacciarsi di che vivere con qualche agio, e mettersi in una classe riverita e forte, gli eran sembrate due ragioni più che sufficienti per una tale scelta.
Ma una classe qualunque non protegge un individuo, non lo assicura, che fino a un certo segno: 

Il primo capitolo si conclude con la presentazione di Perpetua, la donna che aiutava don Abbondio.

Capitolo 2:

Renzo è un Giovane di vent’anni, tessitore di seta con modeste possibilità economiche.

Don Abbondio rimanda il matrimonio, e Renzo resta perplesso. Renzo parla quindi con perpetua, che gli fa sospettare qualcosa. Renzo torna quindi da Don Abbondio, chiude la porta a chiave e lo fa parlare. Lui confessa che don Rodrigo non vuole che si svolga il matrimonio. Renzo va verso la casa di Lucia, immaginando qualche vendetta per don Rodrigo. Si pente dei suoi pensieri e prova a capire perchè Luica non gli avesse detto nulla. Quando arriva alla casa chiede ad una ragazzina di chiamare Lucia al piano di sotto. Lucia congeda le amiche e dice che il matrimonio è rinviato a causa della salute di d. Abbondio. Renzo, Lucia e Agnese (Madre di Lucia) parlano.

Capitolo 4:

Padre Cristoforo si avvia dal convento di Pescarenico verso casa di Lucia.

Inizia la biografia di fra Cristoforo. Il suo nome di Battesimo è Lodovico, figio di un mercante e nato in città. È un protettore degli oppressi, e per questo deve ricorrere spesso all’uso della violenza. Un giorno, assieme ai suoi bravi, incontra un suo rivale, con il quale nasce un duello. Il nobile pugnala il maggiordomo di Lodovico, Cristoforo, quindi lui lo pugnala. Si rifugia quindi presso un convento di cappuccini, dove scopre la sua vocazione e a 30 anni lascia tutto quello che ha e diventa frate.

Prima di partire per il noviziato Cristoforo fa visita ai parenti del morto per chiedere il perdono. Grazie alla sua umiltà trasforma la festa mondana in un occasione di perdono sicero.

Cristoforo arriva a casa di Lucia.

Capitolo 5:

Descrive il pazazzo di don Rodrigo dicendo che era isolato e sulla sommità di un monte, per indicare la sua potenza. Ai piedi del monte giaceva un mucchietto di casupole abitate dai contadini di don Rodrigo.

– Abbandonarvi! – rispose. – E con che faccia potrei io chieder a Dio qualcosa per me, quando v'avessi abbandonata? voi in questo stato! voi, ch'Egli mi confida! Non vi perdete d'animo: Egli v'assisterà: Egli vede tutto: Egli può servirsi anche d'un uomo da nulla come son io, per confondere un... Vediamo, pensiamo quel che si possa fare 

È la parte religiosa del componimento, presente in tutto il romanzo.

Capitolo 6:

Padre Cristoforo vuole aiutare Renzo e Lucia a sposarsi. Organizza un colloquio con don Rodrigo, ma non riesce a cambiare la sua decisione. Con l’aiuto di alcuni paesani organizzano un matrimonio a sorpresa, ma non riesce.

Nel romanzo gli opressi vengono chiamati Umili, coloro che hanno una condizione economica normale o bassa. Tendenzialmente sono le persone più oneste, coloro che credono in Dio. Agli umili e ai poveri Dio affida la trasmissione del suo messaggio.

Capitolo 8:

Renzo e Lucia lasciano il paese.

Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l'aspetto de' suoi più familiari; torrenti, de' quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna.

È diverso andarsene da un posto perchè obbligati che volontariamente.

A chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni dell'avvenire, e n'è sbalzato lontano, da una forza perversa! 
[...]
Chi, staccato a un tempo dalle più care abitudini, e disturbato nelle più care speranze, lascia que' monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai desiderato di conoscere, e non può con l'immaginazione arrivare a un momento stabilito per il ritorno!

È difficile per chi si è sempre immaginato in quel posto dover andar via per una forza esterna.

Renzo, Lucia e Agnese vanno in barca verso la sponda destra dell’Adda.

Capitolo 9:

I tre arrivano a Monza. La mittina sucessiva Renzo parte e lascia le due a Monza, come indicato da Cristoforo.

Viene desrcitta la Monaca di Monza, personaggio storico modificato da Manzoni. viene anche definita signora e infelice. Ha molte contraddizioni, nell’aspetto fisico e personale, evidenziate dalla narrazione di Manzoni. È stata mandata in convento dal padre, per ottenere tutta l’eredità della madre morta.

Il suo aspetto, che poteva dimostrar venticinque anni, faceva a prima vista un'impressione di bellezza, ma d'una bellezza sbattuta, sfiorita e, direi quasi, scomposta.
[...]
Un velo nero, sospeso e stirato orizzontalmente sulla testa, cadeva dalle due parti, discosto alquanto dal viso; sotto il velo, una bianchissima benda di lino cingeva, fino al mezzo, una fronte di diversa, ma non d'inferiore bianchezza;  
un'altra benda a pieghe circondava il viso, e terminava sotto il mento in un soggolo, che si stendeva alquanto sul petto, a coprire lo scollo d'un nero saio

Glio occhi da una parte manifestavano affetto e pietà, dall’altra severità, odio. A volte prestavano attenzione alle cose, altre volte erano abbassati.

Capitolo 10:

È una descrizione della religione in manzoni.

È una delle facoltà singolari e incomunicabili della religione cristiana, il poter indirizzare e consolare chiunque, in qualsivoglia congiuntura, a qualsivoglia termine, ricorra ad essa.

La religione cristiana ha la caratteristica di consolare gli uomini in ogno momento, dare a loro un senso e un aiuto per consolare la tristezza del mondo.

Lo scopo dela religione è aiutare gli uomini, dare un senso alla vita e dare spiegazioni. Questo però non vale per Gertrude, perchè era stata obbligata dal padre ad entrare nell’ordine.

Capitolo 11:

Discorso sull’amicizia

Una delle più gran consolazioni di questa vita è l'amicizia; e una delle consolazioni dell'amicizia è quell'avere a cui confidare un segreto. Ora, gli amici non sono a due a due, come gli sposi; ognuno, generalmente parlando, ne ha più d'uno: il che forma una catena, di cui nessuno potrebbe trovar la fine. Quando dunque un amico si procura quella consolazione di deporre un segreto nel seno d'un altro, dà a costui la voglia di procurarsi la stessa consolazione anche lui. Lo prega, è vero, di non dir nulla a nessuno; e una tal condizione, chi la prendesse nel senso rigoroso delle parole, troncherebbe immediatamente il corso delle consolazioni. Ma la pratica generale ha voluto che obblighi soltanto a non confidare il segreto, se non a chi sia un amico ugualmente fidato, e imponendogli la stessa condizione. Così, d'amico fidato in amico fidato, il segreto gira e gira per quell'immensa catena, tanto che arriva all'orecchio di colui o di coloro a cui il primo che ha parlato intendeva appunto di non lasciarlo arrivar mai.

Manzoni dice che Renzo sta camminando da Monza a Milano, dove vede dei tumulti. Era la gente del popolo che si lamentava per il prezzo del pane troppo alto, per la carestia e la dominazione spagnola non aveva interesse ad occuparsi degli umili. Manzoni è contrario alle rivoluzioni del popolo, perchè le trova assolutamente pericolose e insensate. il singolo che si ribella è apprezzabile, la massa è irrazionale.

Capitolo 28:

Si inizia a parlare di alcune questioni che sono sucesse in questi anni a Milano: la carestia, la guerra tra il ducato di Mantova e il Monferrato e al fenomeno della peste(1630).

Capitolo 29-31:

Si parla della peste a Milano.

Capitolo 38:

Renzo e Lucia si sono sposati, hanno dei figli (la prima si chiama Maria).

[...]
La quale, se non v'è dispiaciuta affatto, vogliatene
bene a chi l'ha scritta, e anche un pochino a chi l'ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi,
credete che non s'è fatto apposta.